Quando stamattina mia moglie ha acceso la tv, poco dopo mezzogiorno, e abbiamo visto l'edizione straordinaria sulle dimissione del Papa, la cosa non mi ha fatto grosso scalpore, personalmente. Due sono i perchè, molto semplici. Le prime parole del suo pontificato sono state "Sarò un lavoratore nella vigna del Signore", e come ogni lavoratore, specie a quell'età avanzata, la saggezza sta nel capire quando "fermarsi". I tempi corrono, velocissimissimi. Corrono anche per il sottoscritto, molte volte mia moglie, sette anni più giovane di me, è un passo avanti nell'usare questa macchinetta sotto le mie dita. Figuriamoci per una persona anziana. Mio nipote? Vederlo a quattro anni già con le mani nel pc non poteva che farmi rimanere di stucco. Il mondo gira, vorticosissimamente, cambiano le idee tanto quanto la velocità in cui girano, si spostano le persone, cambiano i pensieri [non i politici!], le esigenze dell'umanità, non cambia l'amore. L'altro "perchè" è perchè questo Papa ha indetto quest'anno l'"anno della fede". Ci vuole tantissima fede nel Signore, tantissima preghiera, fiducia, coraggio nel fare un passo come il suo. Questo è il Papa della fede, quello che abbiamo conosciuto difenderla dall'alto della sua teologia. Quello precedente su il Papa delle persone, con i suoi viaggi, con la sua tenerezza, questo è il Papa teologo, quello che tiene fermo il timone, combattente contro il relativismo. E' un Papa da cui ho imparato tanto, e che ha ancora tanto da dire.
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