giovedì 13 novembre 2014

Di ferie e di lavoro

Ho preso quindici giorni di ferie, ogni anno almeno una settimana spero di ricavarmela in questo periodo prima di tuffarmi nel supercaotico periodo natalizio. Scrivo in questi giorni che stanno per finire. Oltre ad aver passato momenti bellissimi a Genova insieme all'altro "pezzo" della mia famiglia, quella di mia moglie, coccolato e riverito come un Signore, ho cercato di usufruire di questo periodo per "riorganizzarmi" materialmente e cerebralmente in molte cose. Svuotare un po' la mente, dedicare il proprio tempo alle cose che piacciono, sentirsi ancora in grado di fare certe cose da solo. Un buon ragù, oggi, erano anni che non lo facevo da solo, e mi è riuscito benissimo!!
Ho oziato, tanto, soprattutto senza scrupoli di coscienza ;) , sono stato a studiare organo, ho fatto un polverone con i miei legni, ho riorganizzato in parte un pezzettino (piccolo) di casa. Non è facile staccare la spina dopo tanto lavorare, una parte del mio bacato cervello è rimasta tra i miei scaffali e le mie carte.

Tra conquiste e sconfitte, da quasi otto anni faccio il caporeparto salumi in un supermercato. Dopo sette anni da vice a Venezia, ho cambiato regione e altri cinque-sei supermercati. E' un lavoro durissimo, poco considerato dalla clientela, si è sempre sotto moltissima pressione, sempre di corsa e in continuo aggiornamento. Non salverò il mondo, non sarò fondamentale per la salvezza di qualche anima, ma è un lavoro che comunque ho amato e amo tantissimo, sia perchè è il MIO lavoro (e di questi tempi è una cosa sempre più rara), sia perchè è un lavoro che ti insegna tantissimo, ti insegna ad organizzarti, a stare con la gente, allenare la pazienza, ad usare la fantasia...
E' un lavoro in cui hai anche a fare con un mare di stronzi, di colleghi non sempre onesti - il cui unico scopo di stare lì sembra farsi passare quelle ore il prima possibile; di superiori che non capiscono che tu non fai parte di questa categoria, ma che aspiri ogni giorno ad essere e a fare qualcosa in più, perchè fa parte del tuo carattere, del tuo modo di "essere" in questo lavoro. E' un mestiere in cui hai a che fare con un viavai di clienti, che personalmente giudico dalla loro educazione, quando si accorgono che tu sei lì anche per loro, e quando gli porgo quello che vogliono io lo faccio con il cuore, con un sorriso sincero, e un "buongiorno" e una "buonasera" non li nego a nessuno, ma mi spiace quando non è reciproco. E' un lavoro pieno di contraddizioni, in cui hai un mare di cose da fare, anche ripetitive ogni giorno, e pochissimo tempo per farle altrimenti rischi. Si vuole il rispetto delle regole (giustissimo) ma non ti danno il tempo adatto per eseguirle.
Una grossa soddisfazione degli ultimi mesi me la stanno dando invece due mie colleghe (spero di non pentirmi adesso che scrivo queste cose), che dopo anni di questo lavoro si sono messe di nuovo sulla riga di partenza da quando ho preso in mano io il reparto e stanno re-imparando a lavorare. Il mio mestiere, quello di caporeparto, è un lavoro non solo di organizzazione, ma anche di fiducia, di rapporti, di prove e di verifiche. In questi mesi ho riorganizzato il modo di lavorare, ho dovuto insegnare ad entrambe a fare gli ordini e a gestire la merce con il cervello, che ogni cosa che si fa deve avere un ragionamento dietro, anche improvvisare, ma usando la testa. Dopo ciò ho dovuto usare gran parte della mia dose di fiducia, perchè è sbagliando che si impara ma se lo si fa in buona fede si può sempre rimediare (lo spero) in tempo. In questi giorni di ferie la mia testa spesso è in reparto, un sms di ieri di una mia collega mi ha detto "Ce la sto mettendo tutta.... ma sono soddisfatta di me!", è la soddisfazione più grande di 4 mesi di formazione che gli ho fatto, è la verifica positiva che speravo di avere. Quando tornerò lunedì non mi aspetto il "mio reparto ideale", ma vedrò il frutto di quello che finora ho passato e ci sarà ancora molto da lavorare.

Ferie, lavoro.... non sono uno staccanovista, ma ho sempre ragionato che, passando tante ore al lavoro comunque devo trovare dei motivi per rendermelo sopportabile ne non piacevole. Il lavoro fa parte di me e della mia vita, a volte anche troppo, ma penso faccia parte del "gioco". L'importante è non restarne travolti e avere una moglie che ogni tanto ci sopporti ;)

venerdì 7 novembre 2014

Doppio Grazie!!!!!

Sono stati 4 giorni veramente intensi, uno più bello dell'altro. Erano due anni che non vedevo i miei suoceri, di solito quando si parla di "suoceri", molto spesso si pensa male, perchè iperprotettivi, ansiotici, invadenti.... nulla ti tutto ciò, per quel che Dio mi ha fatto incontrare nel mio matrimonio.
Già, Matrimonio: vivere il Matrimonio per me è anche vivere con quella parte di famiglia "acquisita" così lontana, perchè di Genova. La vivo così com'è, lontana, perchè molti sono i km che ci separano quanti sono i caratteri più o meno complessi che ognuno si trova. Per me tornare qualche giorno a Genova è bere qualche goccia di quest'acqua di cui abbiamo bisogno, per la nostra esperienza, per il nostro vivere.
E' stato bellissimo, in queste sere, stare dopo cena a tavola a raccontarci esperienze e ricordi, come facevano i nostri nonni con i loro figli quando ancora non c'era internet e i telefonini. Tante risate, tantissimi aneddoti, ho passato ore bellissime affascinato ad ascoltare un mondo che ora non c'è più, trasformato totalmente, ogni foto aveva la sua storia, il suo ricordo. Me ne andavo a letto, dopo queste sere, con le immagini che questi racconti mi provocavano, di contadini, di terra, di fame, di piedi scalzi....
Sono tornato giovedì con un progetto, tante idee, uno sguardo verso il futuro. La consapevolezza ogni volta che "torno" dalla mia famiglia acquisita, che sposandomi sono divenuto parte di una famiglia ancor più grande, la mia più quella di mia moglie. Due vite tanto distanti, che per molte cose comunque comuni, tra le tante la più bella: la semplicità. E' un dono che, chissà, un giorno spero di portare ad un nostro figlio, perchè la semplicità è il punto di partenza e il collante di molte cose belle, prima di tutto quasta: la Famiglia.