Ho preso quindici giorni di ferie, ogni anno almeno una settimana spero di ricavarmela in questo periodo prima di tuffarmi nel supercaotico periodo natalizio. Scrivo in questi giorni che stanno per finire. Oltre ad aver passato momenti bellissimi a Genova insieme all'altro "pezzo" della mia famiglia, quella di mia moglie, coccolato e riverito come un Signore, ho cercato di usufruire di questo periodo per "riorganizzarmi" materialmente e cerebralmente in molte cose. Svuotare un po' la mente, dedicare il proprio tempo alle cose che piacciono, sentirsi ancora in grado di fare certe cose da solo. Un buon ragù, oggi, erano anni che non lo facevo da solo, e mi è riuscito benissimo!!
Ho oziato, tanto, soprattutto senza scrupoli di coscienza ;) , sono stato a studiare organo, ho fatto un polverone con i miei legni, ho riorganizzato in parte un pezzettino (piccolo) di casa. Non è facile staccare la spina dopo tanto lavorare, una parte del mio bacato cervello è rimasta tra i miei scaffali e le mie carte.
Tra conquiste e sconfitte, da quasi otto anni faccio il caporeparto salumi in un supermercato. Dopo sette anni da vice a Venezia, ho cambiato regione e altri cinque-sei supermercati. E' un lavoro durissimo, poco considerato dalla clientela, si è sempre sotto moltissima pressione, sempre di corsa e in continuo aggiornamento. Non salverò il mondo, non sarò fondamentale per la salvezza di qualche anima, ma è un lavoro che comunque ho amato e amo tantissimo, sia perchè è il MIO lavoro (e di questi tempi è una cosa sempre più rara), sia perchè è un lavoro che ti insegna tantissimo, ti insegna ad organizzarti, a stare con la gente, allenare la pazienza, ad usare la fantasia...
E' un lavoro in cui hai anche a fare con un mare di stronzi, di colleghi non sempre onesti - il cui unico scopo di stare lì sembra farsi passare quelle ore il prima possibile; di superiori che non capiscono che tu non fai parte di questa categoria, ma che aspiri ogni giorno ad essere e a fare qualcosa in più, perchè fa parte del tuo carattere, del tuo modo di "essere" in questo lavoro. E' un mestiere in cui hai a che fare con un viavai di clienti, che personalmente giudico dalla loro educazione, quando si accorgono che tu sei lì anche per loro, e quando gli porgo quello che vogliono io lo faccio con il cuore, con un sorriso sincero, e un "buongiorno" e una "buonasera" non li nego a nessuno, ma mi spiace quando non è reciproco. E' un lavoro pieno di contraddizioni, in cui hai un mare di cose da fare, anche ripetitive ogni giorno, e pochissimo tempo per farle altrimenti rischi. Si vuole il rispetto delle regole (giustissimo) ma non ti danno il tempo adatto per eseguirle.
Una grossa soddisfazione degli ultimi mesi me la stanno dando invece due mie colleghe (spero di non pentirmi adesso che scrivo queste cose), che dopo anni di questo lavoro si sono messe di nuovo sulla riga di partenza da quando ho preso in mano io il reparto e stanno re-imparando a lavorare. Il mio mestiere, quello di caporeparto, è un lavoro non solo di organizzazione, ma anche di fiducia, di rapporti, di prove e di verifiche. In questi mesi ho riorganizzato il modo di lavorare, ho dovuto insegnare ad entrambe a fare gli ordini e a gestire la merce con il cervello, che ogni cosa che si fa deve avere un ragionamento dietro, anche improvvisare, ma usando la testa. Dopo ciò ho dovuto usare gran parte della mia dose di fiducia, perchè è sbagliando che si impara ma se lo si fa in buona fede si può sempre rimediare (lo spero) in tempo. In questi giorni di ferie la mia testa spesso è in reparto, un sms di ieri di una mia collega mi ha detto "Ce la sto mettendo tutta.... ma sono soddisfatta di me!", è la soddisfazione più grande di 4 mesi di formazione che gli ho fatto, è la verifica positiva che speravo di avere. Quando tornerò lunedì non mi aspetto il "mio reparto ideale", ma vedrò il frutto di quello che finora ho passato e ci sarà ancora molto da lavorare.
Ferie, lavoro.... non sono uno staccanovista, ma ho sempre ragionato che, passando tante ore al lavoro comunque devo trovare dei motivi per rendermelo sopportabile ne non piacevole. Il lavoro fa parte di me e della mia vita, a volte anche troppo, ma penso faccia parte del "gioco". L'importante è non restarne travolti e avere una moglie che ogni tanto ci sopporti ;)
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